lunedì 18 febbraio 2008

Lo statuto del Partito Democratico ed il coraggio di sperimentare (seconda parte).

di Francesco Fachini.

Il Federalismo e la sussidiarietà
Il principio di sussidiarietà (e quello di adeguatezza) non possono non ispirare anche l’organizzazione del P.D.
L’autonomia di ciascun livello territoriale e l’autodeterminazione delle scelte politiche devono procedere di pari passo con la piena accessibilità ad ogni forma di partecipazione, sia essa “liquida” o “solida”.
La scelta delle candidature ad ogni livello non deve solo essere sottoposta al vaglio di aderenti e sostenitori ma anche essere rispettata dai livelli territoriali più ampi.
L’effettiva tutela delle autonomie territoriali passa, inoltre, tramite un giusto meccanismo di finanziamento. Se, ad esempio, le risorse relative al rimborso elettorale restano a livello nazionale e regionale, la forza del partito negli ambiti locali sarà estremamente ridotta.
L’assenza di un finanziamento certo, al di là di ogni fantasioso meccanismo di reperimento di risorse economiche sul territorio, soprattutto nelle realtà come le nostre dove siamo minoranza e quindi non godiamo del vantaggio dato dall’interesse che l’opinione pubblica ed i mass media dedicano a chi governa (oltre alla disparità di strumenti: chi governa ha la macchina amministrativa che lo supporta, chi fa minoranza no!) rischia di divenire fatale.
Il tema della sussidiarietà, sia orizzontale (data dal modello aperto alla parte “liquida” del partito) sia verticale, a livello di autonomie territoriali, è un tema che lo Statuto regionale dovrà affrontare coraggiosamente. Il nostro apporto deve andare in questa direzione e per queste ragioni va tradotto in una precisa azione politica le cui modalità di svolgimento andranno decise insieme.

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